Marvelit
& DC Italia presentano:
Kaine
in:
Ghosts of Past... Shadows of Future /3
di Yuri N. A. Lucia
Sentii il calore dell'esplosione mordermi la schiena e cercai di
usare il mio corpo per riparare Catwoman dallo spostamento d'aria. Atterrammo
una ventina di metri più in là. Alcuni sassi mi avevano colpito le spalle
riempiendomi di tagli sotto la suite. Mi girai un attimo e vidi lo spettacolo
raccapricciante di quei poveretti che erano finiti dilaniati dall'esplosione.
Mi spostai in avanti, anche se a fatica, ancora stordito dallo scoppio,
evitando per poco l'artigliata che lei mi aveva sferrato a brucia pelo. Mi
voltai verso di lei ma, quando sentii il senso di ragno urlare,
mi proiettai nuovamente in avanti, prendendola tra le mie braccia e spostandoci
di lato per altri due metri, giusto in tempo per evitare i colpi di
mitragliatrice che partirono dai veicoli.
"Lurido figlio di puttana! Ma chi cazzo sei? Cosa
signif..."
Le spinsi la testa in basso, facendo pressione con un po’ di
forza, poco cavalleresco ma in quel momento necessario.
"Per Dio! Ma lo hai capito o no che voglio salvarti la vita?
Continua così e ti lascio a quei macellai."
Ancora una vibrazione, saltai trascinandomela dietro, un attimo
dopo il posto dove ci trovavamo venne raggiunto da una pioggia di proiettili.
Erano stati troppo precisi e con il buio che c'era era molto strano dato che
non vedevo nessuna luce. Per confermare i miei sospetti estrassi al volo dalla
cintura una cosetta che avevo oziosamente preparato nei giorni scorsi e che
contavo di utilizzare in tutt'altra occasione. La lanciai in direzione di una
delle Jeep dopo aver esercitato una piccola pressione su di essa, esplose a
mezz'aria, lasciando cadere la polverina in essa contenuta che per qualche
istante rese visibile il fascio di infrarossi emanati dal loro proiettore.
Avevano dei vetri che gli permettevano dall'interno dall'abitacolo di vederli e
con essi tutto ciò che ne veniva illuminato. Sparai un pungiglione spaccando
uno dei due faretti. La gatta si dimenò di nuovo ed io fui tentato di staccarle
la testa con un pugno. I veicoli cominciarono ad avanzare e sbucarono fuori
altri uomini mentre sentivo arrivare un elicottero. Molto bene, le cose ora si
che si complicavano, dicevo tra me e me.
"Ascoltami molto bene Catwoman. O la fai finita ed invece di
cercare di farmi lo scalpo collaboriamo insieme per uscire da questa
situazione, oppure stasera io e te finiamo il nostro appuntamento in una cella
dei doogies... Sei tu la signora, quindi a te la scelta."
Digrignò i denti in modo animalesco, il che mi inquietò alquanto.
"Va bene, pezzo di merda. Ma dopo dovrai darmi un mucchio di
spiegazioni."
"Tutto quello che vuoi mon cher... tutto quello che
vuoi."
Sperai che Gambit non venisse a cercare per farmi causa per via
del mio pessimo accento francese e mi preparai allo scontro, che si
preannunciava duro. Con uno schieramento a tenaglia ci chiusero sui due lati,
mentre due jeep si erano spostate dietro di noi, per tagliarci ogni via di
fuga. Intanto sopra di noi si piazzò l'elicottero che avevo percepito arrivare,
un Apache per l'esattezza.
"Stanno inondando la zona con raggi infrarossi che noi non
possiamo vedere, mentre loro hanno caschi appositi, non fermarti mai, ricordati
che per loro siamo completamente visibili. Io mi occupo dei veicoli, tu pensa a
quelli appiedati, ce la fai a tirarti per un po’ il fuoco dietro?"
"Posso fare di più che fungere da bersaglio cocco..."
"Ti prego, ucciderli complicherà solo la nostra situazione...
vediamo di non peggiorare le cose."
Soffiò al mio indirizzo ed io scossi la testa guardando in alto.
Il primo da sistemare era il mostro volante. Lanciai un'altra delle mie sfere
rivela I.R. e per qualche secondo vidi due ampi fasci provenire da proiettori
sistemati sul ventre dell'elicottero. Dovevo tentare qualcosa di imprevisto. La
gatta intanto era partita per la tangente, attaccando quelli che venivano da
destra, sperai solo che non li sbudellasse. Io corsi verso il veicolo che stava
di fronte a me e una raffica di mitra cercò di scoraggiarmi dall'avvicinarmi
ulteriormente. Non potevano sapere che prevedevo con un certo anticipo quando e
dove sarebbero arrivati i colpi, il problema era che, anche con la mia agilità
sovrumana e questa preveggenza del pericolo, più mi avvicinavo e più era
difficile evitarli. Dovevo comunque provarci. Saltai all'improvviso sul loro
cofano e, come avevo previsto, pensarono bene di non aprirsi il fuoco tra di
loro. Saltai subito, usando la forza del contraccolpo per aumentare la potenza
del mio balzo. Tra me e l'Apache c'erano una ventina di metri ma io ero
allenato a sfruttare al massimo delle mie possibilità la mia agilità e la forza
ragnesca. Aderii al ventre del veivolo e provai a sparare un pungiglione che,
come avevo immaginato, rimbalzò sul vetro delle lampade, ovviamente a prova di
proiettile a differenza di quello che avevo rotto prima. Colpii allora con il
pugno il vetro, mentre eseguendo una serie di giravolte e dondolando con forza, il pilota
cercava di scrollarmisi di dosso, mandando in frantumi la lampada. Mi
arrampicai lungo la fiancata, vicino al portellone e colpii una, due, tre
volte... finché il metallo del blindo si curvò. Sentivo le nocche dolermi, quel
coso era a prova di proiettile e ci sarebbe voluto un missile terra-aria con
una buona testata esplosiva per tirarlo giù. Ma tuttavia dovevo tentare di
scoraggiarli e farli tornare indietro. Mi spostai di colpo mentre i proiettili
rimbalzavano sulla superficie dell’elicottero. Gli idioti là sotto avevano ben
pensato di cercare di farmi fuori aprendo il fuoco sui loro colleghi, che
probabilmente avevano tutt'altro che gradito la cosa. Per evitare il
rimbalzo dovetti lanciare due tele
di impatto rapidamente una contro l'altra, in modo tale che esplodendo
formassero una barriera che mi salvasse da morte certa. A riprova della mia
teoria aprirono un fuoco d'avvertimento contro il veicolo che gli aveva sparato
contro. Mi chiesi chi impartisse loro gli ordini... doveva essere un pazzo
visto quello che aveva fatto ai primi doogies che erano saltati in aria per
mano dei propri compagni. Se da una parte questo era un bene, perché così
scoordinati ci davano una possibilità in più di uscirne vivi, da un'altra
dimostrava che quella forza di polizia era guidata da macellai completamente
pazzi. Ripensai all'azione dentro la banca... Catwoman a terra se la stava
cavando bene, riusciva ad evitare i tentativi di carica dei suoi avversari
anticipandoli. Finiva in mezzo a loro, colpiva e scappava, prima che potessero
accennare a qualsiasi reazione. Saltò all'indietro, atterrando sulle mani,
piegò le braccia e, facendole scattare come molle, si diede la spinta per
colpire con un doppio calcio il mento di un tipo bello piazzato. Il duro colpo
subito fece ruzzolare penosamente a terra la "palla di lardo", ma non
prima di aver trascinato con sé due suoi poveri compari. Erano una trentina di
uomini ma lei non sembrava minimamente preoccupata. Avevo sempre provato una
certa attrazione per le donne decise, peccato che quella fosse più interessata
a cavarmi le budella che non ad altro. Agganciai la coda dell'elicottero con un
filo e tirai con forza, facendo ondeggiare pericolosamente il velivolo. Una
voce uscì, da uno degli
altoparlante che avevo visto montato sotto l’elicottero.
"Ascolta, interrompi immediatamente l'azione ostile! Questa è
una proprietà della e.p.D.O.G., qualsiasi ulteriore danno gli sarà arrecato
aggraverà la tua già difficile situazione. E' sei accusato di violazione delle
leggi pretoriali sull'attività paraumana e vigilantistica. Hai aggredito
ufficiali di polizia in missione per conto del Governo Provvisorio, provocando
la morte di alcuni di loro, stai collaborando con una nota criminale
impedendone l'arresto. Se ti arrendi ora, terremo conto della cosa al processo
e saremo più morbidi nei tuoi confronti.”
"Ah, vedo che già mi immaginate in un'aula di tribunale eh?
Comunque, io non ho ucciso nessuno, avete fatto tutto da soli!"
Sapevo che le mie urla non sarebbero state sentite a causa del
rumore delle pale che ruotavano. Strinsi i denti per la rabbia e tirai di
nuovo, stavolta staccai una piastra corazzata, facendogli rischiare di brutto
l'assetto. Mi lanciai in basso e quelli cominciarono a ritirarsi. Ruotai sulla
mia testa il trofeo appena conquistato e lanciandolo improvvisamente, privai
del suo lancia granate la Jeep che aveva aperto il fuoco. Mi avventai contro
un'altra vettura, colpendo con un pugno la griglia di protezione del radiatore,
prima che gli occupanti potessero aprire il fuoco. Le sbarre si piegarono
all'indietro e il veicolo strusciò violentemente indietro per una decina di
metri buoni. La nuvola di terriccio che aveva sollevato rappresentò una buona
copertura per permettermi di attaccare gli altri. Avevo il braccio indolenzito
e le nocche che sanguinavano, temevo di essermi rotto la mano per quanto mi
faceva male ma non avevo il tempo di permettermi di controllare. Saltai sul
tetto di un'altra macchina e, tirando con forza, strappai via la mitraglietta
orientabile, tra lo sfrigolio e le scintille azzurrognole dei cavi e il tonfo
dei bulloni che cadevano pesantemente al suolo. La gettai di lato e con le mani
chiuse a maglio colpii i vetri, facendoli esplodere per la violenza
dell'impatto. Dentro la jeep dovevano essersi presi un bello spavento. Scesi e
con un calcio feci esplodere una delle ruote anteriori, infine rovesciai la
macchina di lato. Improvvisamente mi trovai la gatta vicino, il senso di Ragno
non aveva vibrato, il che significava o che c'era un pericolo più grande sul
quale era concentrato o che al momento non voleva uccidermi.
"Filiamo di qui, tra un po’ arriveranno altri loro amichetti
e non so se saremo ancora così fortunati."
Assentii silenziosamente, mentre cercavo di tirare il fiato. Ci
inoltrammo nel bosco e detti un'ultima occhiata al campo di battaglia che ci
eravamo lasciati dietro. Era una vista veramente triste e la villa che avevo
visto prima, sembrava riflettere quello squallore, quasi fosse un essere
vivente empatico e ne stesse soffrendo. Non potevamo rientrare in città, non al
momento, avrebbero rafforzato il perimetro di controllo e questo era un male.
Se l'indomani non mi fossi presentato da Farrel lo avrei fatto insospettire...
e se avesse saputo di quanto successo questa notte, cosa probabile, visto che
aveva alcuni agganci che di solito gli garantivano un certo numero di
informazioni in anteprima, avrebbe potuto cominciare ad associare la comparsa
del nuovo vigilante in nero con la mia. Io e la gatta corremmo lungo il limite
della città per un po’, occultati dagli alberi, finché non giungemmo nei pressi
di quella che era stata evidentemente una delle zone maggiormente colpite dal
G. Big One. Era rimasto in gran parte un cumulo di macerie, solo l'edificio
centrale che costituiva il complesso sembrava aver resistito, anche se la
facciata era piena di inquietanti crepe. La mia guida si diresse senza nessuna
paura verso quel luogo così spettrale, io invece mi bloccai all'improvviso. Non
so dirvi esattamente perché. Sentii un'opprimente sensazione di caldo su tutto
il corpo... la cosa strana era che partiva dalla mia nuca... e si spandeva
attraverso i muscoli, sotto la pelle, dandomi l'impressione di essere immerso
in qualcosa di viscido che ribolliva in una pentola.
"Allora?! Ma che cazzo fai? Vuoi rimanere lì tutta la notte a
contemplare il panorama o vuoi venire con me? Abbiamo bisogno di un rifugio per
la notte e questo è il posto migliore, credimi."
Riluttante, continuai a seguirla, vincendo i miei timori e il
senso di Ragno che mi diceva:" ma che ti sei scemito Kaine? Non senti
quello che ti sto dicendo???!" Io dissi al mio fido sistema d'allarme di
calmarsi, che ora era meglio starle dietro e vedere che cosa succedeva, era
un'occasione che non potevo assolutamente perdere. Passammo vicino a una
vecchia targa, ormai quasi illeggibile, tuttavia riuscì a distinguere il nome:
"Arkham
Asylum, please welcome"
e la cosa non mi piacque assolutamente.
Il salone dove mi portò, nonostante fosse coperto di calcinacci,
sembrava tenere bene. Lei si ricavò uno spazio sul pavimento piastrellato,
spazzando via con la mano un po’ di robaccia e sedendoci sopra. Così appoggiata
al muro e con le gambe piegate verso il petto era a dir poco deliziosa,
sembrava aver perso tutta la sua ferocia combattiva mentre si concedeva un
attimo di riposo.
"Tu sei morto."
Forse sulla ferocia svanita mi ero pronunciato un po' troppo
presto.
"E' chiaro che non lavori per il Grande Grigio vero?"
"Si."
Ammisi semplicemente io.
"Come hai saputo dell' Intermediario e... oh ma che te lo
chiedo a fare! Avrai senza dubbio sentito qualche conversazione!"
"Proprio così, secondo centro."
"Posso chiederti che cazzo ti è saltato in mente nel dirmi
quella stronzata ieri sera al Rocket???"
"Volevo vedere se sapevi qualcosa più di me
sull'organizzazione. Mi son detto che potevi portarmi in un posto dove erano
soliti incontrare quelli che lavorano per loro."
"Hey bel tenebroso, Catwoman non lavora per nessuno,
chiaro?"
"Eppure..."
"Ho fatto solo qualche lavoretto per loro ed è da intendersi
come collaborazione e non come altro. In questa città non puoi rifiutare dei
favori a quella gente o fai meglio ad andartene."
"Mai pensato di cambiare città?"
"Naaa! Questo è il mio territorio e non mi lascio scalzare
facilmente."
La sua bocca si sciolse in un bellissimo sorriso che fece risaltare
ancora di più i suoi occhi verdi come due smeraldi. Era decisamente bella e
c'era qualcosa di strano e attraente nel contrasto tra quella sua espressione
ora dolce e quasi innocente e quell'abbigliamento di sapore vagamente sadomaso
che la fasciava tutta. Non dovevo distrarmi.
"La vita è dura da quando c'è questo G.G.? E' comparso da
poco o sbaglio?"
"Calma bel tipo... qui le domande le faccio io. Non pensare
che solo perché mi sono un attimo rilassata io abbia dimenticato chi sei e cosa
tu mi abbia fatto..."
"Ok, ci ho provato."
"Come ti chiami?"
"Ehm, sai... ho un'amnesia dovuta ad un esperimento con le
particelle Pym..."
"Non me ne frega niente di sapere nome, cognome, indirizzo e
codice fiscale, volevo sapere se hai scelto un nome per la tua identità
segreta... cosa sei un fan di Spiderman? O quando hai fatto il provino per
avere il suo posto ti hanno scartato e te ne sei venuto qui, nella città delle
anime perse, per cercare di combinare qualcosa?"
"Io uno scarto? Tsk, stai parlando con il quinto membro
segreto dei Fantastic Four!"
"Si, molto segreto direi, così segreto che neanche loro sanno
che ne fai parte... magari sei anche l'assistente personale di Cap. America, il
sostituto particolare di Green Lantern e il cugino preferito di Tusker!"
"Non dimenticarti che sono anche l'unico figlio vivente di
Elvis The King Presley."
"Benissimo, chiarito che ti sei messo addosso questo costume
senza sapere che nome sceglierti per presentarti al prossimo, e che comunque,
da come ti sei mosso e da come ti batti, non sei un dilettante e hai veramente
dei poteri metaumani... dimmi, che cosa vuoi dal Grande Grigio?"
Sospirai e sorrisi sotto la maschera. Mi piaceva sempre di più la
tipa, aveva un gran sense of humor, cosa che invece era sempre mancata a me e
che mi rendeva molto diverso sia da Peter che da Ben.
"Stavo indagando su di loro. Volevo saperne di più e quella
di farmi portare da te in quel posto mi era sembrata un'idea brillante."
"Invece per tua sfortuna non eri l'unico a seguirmi.
Evidentemente anche i doogies mi erano dietro e hanno ben pensato di prendermi
lì. Comunque ora stai sicuro che quelli dell'Organizzazione vorranno sapere chi
diavolo sei, visto che hai attirato la loro attenzione. A me prenderanno la
testa perché ti ho condotto al luogo delle riunioni, quindi mi sa che mi
toccherà davvero emigrare verso altri lidi. Tu non so proprio che fine farai,
forse ti chiederanno di lavorare per loro e se ci tieni alla vita ti consiglio
di accettare."
"Mi dispiace, per la vita da criminale non sono proprio tagliato..."
Non ero "più tagliato" era l'espressione giusta, visto
che un tempo giravo in lungo e largo seminando morte lungo il mio cammino. Però
allora ero uno psicopatico con un cervello e un corpo malfunzionanti a causa di
un errore di realizzazione da parte di Jackall... Dio se lo possa essere
portato all'inferno. Ora ero normale, o almeno pregavo fosse così tutte le
notti.
"Allora non durerai molto qui come eroe."
Lo disse con tristezza, quasi con rassegnazione.
"Non ti facevo tipa da tifare per i giustizieri in
calzamaglia."
"Oh, forse qualcuno potrebbe movimentare la situazione, tutti
ladri e assassini non ci si diverte."
Allungò una mano verso il simbolo sul mio petto. Pur non
avvertendo pericolo mi ritrassi leggermente.
"Un ragazzone grande e grosso come te ha paura di una
donnetta piccola e indifesa come me?"
"Tutt'altro che indifesa direi."
Mi massaggiai la coscia dove ancora c'erano i segni del nostro
scontro.
"Ah, ma dovevo pur difendermi da un bruto che voleva
assalirmi."
"Io un bruto?"
"Ora che ti conosco meglio, direi che sei troppo scemo solo
per pensare di fare certe cose... fammi vedere questo disegno qui... carino, mi
è sempre piaciuto molto questo costume, qualche volta che leggevo dei fatti di
N.Y.C. e vedevo le foto di Spidey con questa tenuta lo trovavo molto
sexy."
"Il rosso e il blu non ti piacciono?"
"Non so, fanno troppo super eroe super patriottico, un po’ alla Cap. America, sai? Andava
bene i primi tempi che girava, quando era un'adolescente. Così invece mi dava
proprio l'idea dell'uomo vissuto, tipo Mad Max.
"Certo... capisco."
La sua mano cominciò a massaggiarmi proprio sull'addome del grande
ragno bianco ed io mi sentì leggermente imbarazzato.
"Tu hai i suoi stessi poteri?"
"Io, cosa? Ah, sì, diciamo di sì."
"E come li hai ottenuti?"
"Durante un gita mi ritrovai in una grotta oscura, dove
incontrai un vecchio mago che mi disse mi avrebbe donato straordinari poteri.
Potevo ottenere la Forza proporzionale di un ragno, la sua capacità di
arrampicarsi, etc etc, semplicemente dicendo una parola magica..."
"Ah, ma che bella storia. E quale sarebbe la parola?"
"Se la pronuncio ora ridivento un timido adolescente
occhialuto..."
"Scommetto che lo sei stato davvero un tempo..."
"Scusa, e questo cosa te lo fa dire?"
"Direi che con gli anni sei rimasto timido..."
"E' solo che... voglio dire... qui... fino a un'ora fa volevi
ammazzarmi e..."
"E ora?"
La mano arrivò sulla coscia e cominciò a carezzarla delicatamente,
facendo pizzicare leggermente la ferita rimarginata, un dolore sopportabilissimo
e molto piacevole.
"Non ti capisco."
Cercai di ritrarmi un poco ma lei avanzò arrivando a pochi
centimetri dalle mie labbra.
"La vita spesso è incomprensibile, delle volte è solo un
gioco."
"Come tra gatto e topo?"
"O tra Gatta e Ragno... ti fa ancora male qui?"
"Uhm... solo poco... non molto... io..."
"Cattiva gattina, cattiva che ti ha fatto male... tanto
cattiva..."
Sentii il cuore che mi batteva forte... molto forte... e il sangue
che stava per spaccare vene ed arterie per uscire fuori. Il respiro si era
fatto pesante e lo sentivo sul mio viso, coperto dalla maschera.
"Dietro quel volto dai grandi occhi di specchio... cosa
c'è?"
"No, ascolta io..."
"Voglio solo sapere se ci sono o no due labbra...."
Come uno scemo lobotomizzato tirai su la maschera mostrandole la
bocca. Cominciò ad odorarla, avvicinando il suo nasino... poi, con mia
sorpresa, passò su di esse la lingua mentre con la mano era passata a
massaggiare la parte interna della coscia. Sudai freddo.
"Sei proprio un ragazzino timido e occhialuto allora..."
Oddio se aveva colto nel segno! Della mia vita sessuale quando ero
folle ricordo molto poco e cominciai a maturare un sospetto. Cristo non ne
avevo avuta una! Solo vaghi ricordi di quello che era stata quella di mio
fratello Peter. Ed ora? Ero lì e lì per farlo con quella creatura meravigliosa
e diabolica. Ma era quello che volevo?
"Miaooo, senti qui che bella sorpresina ti porti dietro... o
sei contento che io sia qui o un topo ti è venuto ad abitare nel cavallo della
tua sexy tutina."
Cazzo se lo volevo! Mi si venne a mettere seduta sopra, a gambe
larghe, e cominciò prima ad ondeggiare leggermente il bacino poi, alternandosi,
a fare su e giù, facendo cozzare contro la mia patta la sua... i suoi seni
avvolti in quello che sembrava lattex erano contro il mio viso ed io presi a
leccare con voglia quelle belle sfere, tonde e piene. Si abbassò di nuovo sul
mio volto, leccando tutta la mia faccia, anche la parte coperta dalla maschera.
Mi riempì il viso di saliva mentre ora si sfregava con forza contro di me. Le
nostra labbra si unirono e sentì il sapore della sua lingua nella mia bocca
mentre guizzava ora lenta, ora rapida. Preso da quella frenesia la morsi
leggermente e lei si ritirò con l'aria divertita. Le colava un po’ di sangue
dal labbro che leccò immediatamente, assaporandolo quasi fosse il più dolce dei
nettari.
"Ma allora c'è del fuoco dentro di te, eh?"
"Io, scusami, cazzo, non volevo farti del male..."
"Non chiedere scusa se non sai se una cosa mi è piaciuta o
no..."
"Io..."
"Io... io... io... shhh. Ti vergogni di quello che provi ora?
Ti vergogni dei tuoi desideri? Lascia stare queste paure, sono sciocche e fuori
luogo ora. Non preoccuparti per quello che fai, lascia che sia io a dirti se mi
fa male o no... e poi... un po’ di dolore rende tutto più interessante, non
trovi?"
Ero senza parole, da dove era venuta fuori quel demonio? Mi tirai
avanti, sdraiandola sul pavimento polveroso e sporco, spingendole in mezzo alle
gambe e sfregando io con forza. Lei mi intrecciò le gambe dietro la schiena e
cominciò ad inarcarsi gemendo e soffiando, mi sembrava di avere a che fare con
un animale selvaggio che si alternava ad una donna in calore. Sentii le sue
unghie che cercavano di penetrare nelle mie carni.
"Ora... perché non tiriamo giù i costumini e..."
"No!"
Mi sorpresi da solo. Ma lei c'era rimasta decisamente peggio.
"E ora che cacchio ti prende?"
"Non fraintendermi... sei bellissima e... solo un demente ti
rifiuterebbe ora...."
"Sospetto che tu lo sia..."
"... solo che ho avuto da poco un'esperienza simile e... ho
paura che non vada proprio con i gatti."
"C'è stata un'altra micia nella tua vita?"
"Si... per poco ma c'è stata..."
"Oddio! Proprio quando avevo voglia di una sana scopata chi
ti dovevo trovare? Quello con i complessi perché gli è andata male la storia
d'amore con l'ex fiamma."
Mi spinse rudemente via.
"Fai come vuoi Mr. Ogni lasciata è persa. Io ora mi riposo un
po', visto che per causa tua ho passato una notte particolarmente movimentata,
e vedi di non disturbarmi."
La fissai un po’ attraverso il buio e continuai a darmi del
cretino, quando mi sarebbe ricapitata un'occasione così ghiotta? Sembrava che
stesse dormendo e cercai di farmi vicino a lei, perché desideravo almeno
tenerla stretta tra le braccia.
"Non ci provare. Non mi piacciono queste stronzate da liceale
innamorato, riposati anche tu. Se ti sono tornati i bollenti spiriti fai da
solo amico, io ormai non ho più voglia."
Mi sentii offeso ed umiliato e anche cretino, visto che in linea
di massima aveva ragione. Non era tenuta a capire quello che mi passava dentro,
tra l'altro non lo capivo neanche io. Cercai di sgombrare la mente da ogni
pensiero per approfittare di quel momento di pausa, mettendomi su un fianco con
la schiena rivolta a lei e il muro di fronte, scoprii che era un'impresa
disperata.
La Tenebra tutto avvolge...
Dopo diversi infruttuosi tentativi di farmi sbollire l'incazzatura
per la brutta figura e di riposare, mi alzai, cedendo allo stimolo di urinare,
e andai a cercare un posto dove espletare in pace quel bisogno. Preso da un
improvviso senso del pudore cercai di allontanarmi il più possibile,
addentrandomi in un lungo corridoio. Sembrava non avere fine e mi dette l'idea
che l'interno dell'edificio fosse molto, decisamente troppo, più grande di come
apparisse all'esterno. I muri erano sporchi e l'odore di rancido che c'era
cominciava a darmi allo stomaco ma mi feci forza e andai avanti, camminando nel
buio, affidandomi al mio senso ragnesco per non mettere il piede in qualche
punto pericoloso. Tuttavia, proprio come per il grande ambiente dove c'eravamo
sistemati, anche lì la struttura sembrava relativamente sicura, anche se non
potevo farmene un'idea precisa con la poca luce che filtrava da qualche
occasionale finestra. Dovevano essere le 3 del mattino, forse più tardi, non
so, credo di aver perso la cognizione del tempo. Sulla parete alla mia
sinistra, a poca distanza l'una dall'altra, c'erano diverse porte. Molte
avevano il pomello rotto, tutte un'identica finestrella fornita di rete, spesso
mezza strappata, e di imposte di legno, ormai divorate dalle tarme. Mi chiesi
che razza di posto fosse quello. Avevo covato la vaga speranza di trovare un
gabinetto, e anche se non funzionante di farla lì. Invece, alla fine, stanco,
decisi di farla addosso al muro. Abbassai il costume sul davanti,
avvicinandomi, e dopo qualche secondo l'urina venne fuori con un getto potente
che fece alzare una nuvola. Realizzai che il posto doveva essere molto
freddo... forse in modo eccessivo. Rimasi un po’ in silenzio, fingendo di
essere tranquillo, senza accennare alcuna reazione. Rinfilai dentro l'arnese e
solo allora saltai all'improvviso indietro, aderendo alla parete.
"Va bene, puoi venire fuori Mr. Non so chi tu sia, né cosa voglia, ti consiglio però di non
farmi venire lì a cercarti, altrimenti sarò costretto a prenderti a calci nel
culo."
Sulle prime avevo pensato fosse la gatta che si era svegliata
ritornando al primitivo progetto di farmi fuori, incazzata perché non ero stato
capace di andare fino in fondo con lei. Però non era lei: sentivo
vibrare...dietro la nuca, in modo troppo strano; il formicolio era divenuto un
fuoco che premeva e si spandeva sotto pelle per tutto il mio corpo, facendomi
automaticamente gonfiare i muscoli e tenere in tensione tendini e terminazioni
nervose, pronto a scattare al primo segnale di pericolo. Ero madido di sudore,
nonostante la bassa temperatura, e guardai nervosamente da un lato e dall'
altro, senza intravedere nessuno. Eppure ero sicuro che qualcuno ci fosse:
avvertivo una presenza, ma il non riuscire ad identificarla mi stava gettando
in uno stato di ansia e agitazione come non avevo mai sperimentato in vita mia.
Uno strano rumore mi fece sobbalzare facendomi attaccare alla parete. Scesi e
mi diressi, seguendo l'ignoto suono, verso la porta un tempo bianca ed ora
incrostata di sporco. Che ci fosse dentro qualcuno? Possibile che me ne fossi
accorto solo in quel momento? La aprii lentamente, premendo leggermente le mie
dita sulla superficie e tirando indietro, provocando uno scricchiolio che mi
fece accapponare la pelle. Sbirciai al suo interno e sulle prime non distinsi
niente. Udivo solo un respiro roco e profondo, seguito da un sordo gorgogliare.
Cominciai a distinguere una sagoma nell'ombra, doveva essere in ginocchio, come
se stesse pregando. La voce che sentii mi gelò il sangue. Stava recitando una
vecchia litania che non credevo di aver mai sentito prima, qualcosa di molto
lugubre, ma non era quello che mi agghiacciava ed aveva provocato quella
reazione.
"Zio Ben..."
Sentii salire agli occhi le lacrime ma le repressi; non era
possibile, tutto ciò non aveva alcun senso. Una risata, stridula, acuta,
maligna, inconfondibile si levò dall'ombra dell'angusto ambiente.
"Osborn!"
Il mio fu un grido strozzato, come se mi fossi trovato di fronte
il diavolo in persona, e forse era davvero così.
"Kaine... quante Kaine?..."
"Peter... – risposi – sei tu?…”
No, non era lui, lo capii un istante dopo... era Ben... o almeno
la sua voce.
"Quante ne hai uccise di persone Kaine? A partire dal
sottoscritto... ovviamente."
"Io non ti ho ucciso Ben... tu lo sai... non è stata colpa
mia..."
"No? Ma chi per tutti quegli anni mi ha dato la caccia da un
capo all'altro dell'America? Chi ha desiderato con tutto se stesso la mia
morte? Chi mi ha reso la vita un inferno giorno dopo giorno? Tu Kaine! o te lo
sei già scordato? Vuoi dire che non sei stato contento quando Epitaph e Black
Wasp mi hanno ucciso?"
In preda alla rabbia per quello che aveva detto gli urlai contro:
"Basta! Non capisco che trucco tu stia usando! Non so neanche
come tu faccia a sapere di me e di Ben... però di una cosa sono sicuro: sei un
uomo morto!"
Avanzai verso di lui, pronto a tutto, disposto anche ad ucciderlo,
dio me ne perdoni, pur di zittirlo.
Una lampadina impolverata, chiusa in una griglia protettiva, cominciò ad
illuminarsi debolmente, come se le avessero ridato corrente dopo anni di
inattività, rischiarando l'ambiente di una pallida e malinconica luce rosata.
Tutto all'interno, me ne accorsi solo in quel momento, era imbottito, come le
camere dei malati di mente, anche se in molti punto c'erano dei buchi o delle
parti lacerate. Lui si alzò.
"Non puoi uccidermi."
"Johna!"
"... sono già morto..."
"No!"
"Anche io..."
"Liz!!!"
L'orrore che mi pervase fu così forte che quasi persi la sanità
mentale, solo con un grandissimo sforzo di volontà riuscii a non crollare,
aggrappandomi alla mia determinazione e al mio istinto vitale. Il suo volto era
in gran parte scarnificato e tagliato. Goccia dopo goccia il pavimento si
cospargeva del suo sangue. Un ghigno... di sfida era dipinto su quello
spettacolo grottesco che barcollando mi si avvicinava. Lo colpii senza pensarci
due volte con tutte le mie forze. Mi ritirai indietro di scatto quando vidi che
non avevo sortito nessun effetto. Eppure lo avevo colpito con tutte le mie
forze, avrei dovuto trapassargli la testa da parte a parte! Sentivo un torpore
diffondersi per tutte le mie braccia che divennero pesantissime. Non avevo più
la forza proporzionale di ragno. Intanto il mio senso continuava a urlare come
un disperato, implorandomi di uscire di lì. Tornai di corsa nel corridoio
mentre quella cosa con la voce di Harry mi urlava:
"Ma dove vai? Non vedi che la festa è appena cominciata? Sei
tu l'ospite d'onore!"
Le altre porte si aprirono piano piano, mentre io avevo gli occhi
sbarrati per il terrore, e ne uscirono, strascicando i passi o zoppicando,
altre creature dall'aspetto disgustoso. Le loro carni erano marce ed emanavano
un odore di putredine che aveva invaso tutto l'ambiente. I loro lineamenti
erano deformati, così tanto da apparire grottesche caricature dell'umanità.
Alcuni sorridevano in modo idiota, altri piangevano come bambini, altri ancora
mi fissavano con odio. Cercai di saltare sul soffitto, senza riuscirci, cercai
di aderire alla parete dietro ma con lo stesso vano risultato. I miei poteri
per qualche ragione erano andati, tranne il senso di ragno che era
completamente impazzito. Cercai di correre via, buttando da una parte con le
poche forze rimaste gli appartenenti a quell'esercito di spettri che cercavano
di lacerare le mie carni con unghie adunche e ingiallite. Sentii i graffi, la
pelle aprirsi, il sangue scorrere, ma cercai di non curarmene. Corsi con tutte
il fiato che avevo in corpo sempre con i loro sospiri, lamenti e risate alle spalle. Con disappunto
mi accorsi che non stavo arrivando da nessuna parte.
"Cazzo!!!" gridai e poi con disperazione:"CATWOMAN!
CRISTO DOVE SEI?! AIUTO!!!"
Ad un bivio del corridoio girai a destra, proprio quando credevo
di essermi riuscito ad allontanare, mi ritrovai di nuovo nel corridoio dal
quale ero fuggito. Invertii il senso di marcia per evitare di finire nelle mani
di quei mostri. La cosa si ripeté più e più volte, non importava quale
diramazione prendessi, finché le pareti ai lati, fatte ora di grossi mattoni rossi,
incominciarono a stringersi. Alla fine andavo avanti a fatica, sempre più
schiacciato, e sempre più al buio. Sbattei contro qualcosa e realizzai che era
un muro. Lo colpii con cieca rabbia, sperando di abbatterlo ma senza riuscirci.
Non vedevo nulla ma sentii che si facevano sempre più vicini. In un ultimo
impeto di coraggio mi girai, appoggiando le spalle scura barriera , non volevo
morire in quel modo, non colto alle spalle. Invece, il muro, all'improvviso
crollò ed io cadendo indietro ebbi la sensazione di trovarmi in un ambiente
decisamente più grande.
"Hey!" dissi.
L'eco di quell'esclamazione mi accompagnò per diversi minuti. Ma
quanto diavolo era grande quella stanza e sopratutto dove mi trovavo
esattamente? Durante la mia precipitosa fuga avevo avuto la sensazione di
salire e di scendere più volte ed ormai avevo completamente perso il senso
dell'orientamento. Stavo tremando, ormai non ero più completamente padrone di
me. Ero bensì in balia degli eventi strani e terribili che andavano
verificandosi. Scattai, girandomi come un forsennato da una parte e dall'altra,
tentando di determinare che cosa avessi appena avvertito. La tenebra si era
mossa! Non mi ingannavo. Scivolò su se stessa, come un serpente che srotola le
sue spire, ergendosi in tutta la sua inquietante mole, fronteggiandomi
sardonica mentre io mi facevo piccolo, piccolo. All'inizio vidi solo qualche
figura indistinta danzare davanti ai miei occhi, un po’ come quando li tieni
chiusi forte e vedi le macchioline, poi, quella danza, portò alla formazione di
un volto. I suoi lineamenti erano mostruosi, detestabili, una parodia di un uomo: volto bianco come quello di un
clown; labbra smisurate color vermiglio; grandi occhi gialli che mi fissavano
con aria divertita e cattiva. Volevo evitare di guardarlo, tale era il
ribrezzo, ma per quanto cercassi una via di scampo lui riusciva sempre a
scattare per pararmisi davanti all'improvviso, spalancando le fauci, quasi
volesse divorarmi, solo per fermarsi all'ultimo istante ed irridermi con
quell'orrendo sorriso. Mutò e vidi una bestia smisurata che riconobbi essere un
pipistrello. Ora volava sopra di me, in anelli concentrici, e ogni giro
stringeva sempre di più il suo cerchio, pronto a ghermirmi. La sua testa
ridivenne quella del clown ed io sentì che la follia stava per avere il
sopravvento su di me. Solo quando tutto sembrava perduto vidi brillare qualcosa
nella mia mente e ricordai un avvertimento.
"Complimenti."
Mi tirai su in piedi, fissando quell'oscenità volante, senza alcun
timore.
"Stavo per cascarci in pieno, che idiota che sono, eh?"
Mollai un pugno di lato, colpendo là dove sapevo doveva esserci un
muro, crepandolo profondamente. Ero a testa all'ingiù, sul soffitto della
stanza dove ero entrato, con gli occhi chiusi.
"Hai fatto del tuo peggio, però non ti è bastato, ora che ho
capito chi e cosa sei, non puoi più fare niente."
L'essere mi strillò contro il suo scorno e il suo disprezzo,
promettendomi che non era ancora finita e che presto avrei pagato il prezzo per
essere riuscito a resistergli.
"A tempo debito vedremo chi dovrà pagare..."
Aprii le palpebre e vidi Catwoman sotto e, illuminandomi con la
luce di una torcia della sua cintura, mi fissava sbigottita.
"Sei impazzito per caso? Che ci fai la sopra e perché urlavi
in quel modo?"
Ricordai di aver gridato e sicuramente lo avevo fatto davvero. Non
sapevo cosa dirle così optai per la verità.
"Sono stato attaccato dal... male."
"Tu sei stato attaccato... al cervello!"
Sembrava molto arrabbiata, poi, di colpo, cambiò espressione,
sembrava preoccupata per davvero.
"Dai scendi di lì. Forse hai la febbre, sembrava quasi che tu
stessi delirando. Quando sono arrivata eri attaccato lì sopra ed eri tutto...
contratto... non sapevo che fare e ho temuto che stessi avendo una crisi
epilettica per come ti agitavi."
Scesi dal soffitto e mi ritrovai davanti a lei.
"Non volevo... turbarti... scusami... e anche per
prima..."
Mi fece cenno, un po' spazientita, di zittirmi. Poi, addolcita mi
prese per mano e mi ricondusse dove ci trovavamo prima. Si sdraiò di nuovo ed
io mi appoggia con la schiena al muro.
"Va beh dai... avvicinati un po' se ti fa sentire meglio.
Solo poco però!"
Mi stesi vicino a lei e la osservai mentre chiudeva gli occhi. In
un certo senso era assurdo che si fidasse così tanto di me, visto anche che
l'avevo ingannata; ed era strano che io mi fidassi così tanto di lei,
nonostante fosse un vero mistero. Poi, ripensando ai suoi continui sbalzi
d'umore, rammentai le parole di Lady Histerya:
"...qualcosa si insinuerà dentro di lui... approfittando di ogni
spaccattura che troverà nel suo animo, aumentando la frattura che esiste tra le
diverse parti che lo compongono... accentuandola fino a separarle... "
Ricordai di come mi ero riproposto di non indossare più il costume, ero fermo in quel proposito, poi... è stato qualcosa che sentivo di non aver controllato completamente. Rindossarlo, rifugiarmi in esso era stato naturale e avveniva sempre più frequentemente. Cosa il domani avesse in serbo per me non lo sapevo, comunque la visita dell'altro spirito l'avevo ricevuta... ora dovevo solo guardarmi dai vivi.
Ci muovemmo all'alba, ormai le ricerche dei doogies dovevano
essersi interrotte, lei rientrò da un passaggio sottorraneo che attraversava la
vecchia rete fognaria; io invece tornai al motel dove potei cambiarmi e
prepararmi per andare al lavoro. Quando ci lasciammo mi feci promettere che ci
saremmo rivisti quella sera per discutere meglio della situazione e lei, anche
se a malavoglia, accettò. Ci rimasi male a vederla così titubante ma la cosa
più importante era ricavare altre informazioni, qualcosa che sicuramente non mi
aveva ancora detto. Al mio arrivo in redazione ebbi una sgradevolissima
sorpresa. Avevo notato una gran attività in giro, molta più polizia e doogies
del solito e quando vidi la copia del G.G. ne capii il perché. In prima pagina
spiccava:
"L' Oscura ombra di Spiderman arriva a Gotham! Uccide 5
agenti e ne ferisce altri 9 mentre aiuta una pericolosa criminale pluriomicida
a sfuggire all'arresto." L'articolo comprendeva anche un intervento della
giornalista Simona Vikernes che si interrogava sulla possibile identità di
questo folle paraumano che si era divertito ad assumere l'aspetto del
chiacchierato vigilantes mascherato newyorkese, risultando ancora più
pericoloso di quest'ultimo. Il pretore, Pete Ross, prometteva un'azione decisa
e immediata del Governo Provvisorio di Gotham City.
"Buongiorno signor Abel! Spero che il suo ritardo sia
giustificato per via dell'inchiesta che sta conducendo. Le ricordo che ha una
settimana di tempo per terminare il primo articolo."
"Oh, buon giorno a lei, Mr. Farrel, sì io... una settimana?
Ma... non si era parlato di una scadenza così vicina quando..."
"Ho bisogno di notizie. Per ora c'è questo Dark Spider a
tenere banco, mi chiedo quanto durerà... comunque il pezzo sulla mala è
qualcosa che interessa molto i cittadini. Vogliono sapere il nome dell'uomo che
li tiene nella paura dalla mattina alla sera."
"Ho capito signore..." risposi rassegnato.
"Mi dica Abel, cosa ne pensa di questo Dark Spider?"
"Dark Spider?"
Realizzai in quel momento che i giornali mi avevano affibbiato un
nome di battaglia alquanto poco rassicurante. Del resto,
vedendo le foto che erano state estratte dalle riprese dei veicoli che avevo
attaccato e dei caschi dei doogies, non avevo certo l'aria del campione della
verità e della giustizia!
"Io... dico che sia un po’ presto per affibbiargli
l'etichetta di minaccia."
"Dopo quello che ha fatto?"
La sua domanda era volutamente provocatoria.
"Ho visto quello che hanno fatto in banca i così detti
difensori della città, e lo ha visto anche lei. Sa bene come siano abili ad
insabbiare le storie o a distorcere la verità. Non dico che questo tipo non sia
potenzialmente pericoloso... o magari è davvero un criminale... però le fonti
da cui vengono le accuse sono quanto mai sospette."
Tom sorrise e mi dette una pacca sulla spalla.
"Vada a lavorare Abel, si ricordi che deve guadagnarsi uno
stipendio e... mi raccomando... continui ad usare la sua testa."
Lo trovavo sempre più simpatico.
"Signore, mi scusi, se volessi chiedere alla e.p.D.O.G. di consultare
il loro archivio per il mio lavor..."
"Otterresti solo di fare un buco nell'acqua e ti farebbero un
mucchio di domande su quello che stai facendo..."
"Invece la polizia normale?"
"Idem."
"Grazie, vado in giro per le strade a vedere se scopro
qualcos'altro di interessante."
Optai per il commissariato di Gotham city, perché era meno difeso
della Fortezza, la sede centrale della extra police Departement of Gotham. Mi
introdussi dal tetto attraverso un condotto e scesi fino all'archivio. Uscii da
una grata all’interno del grande stanzone con molta cautela e solo quando fui
sicuro che non ci fosse nessuno. Accesi la torcia che portavo incorporata nella
cintura e il simbolo del ragno illuminò di rosso alcuni scaffali e un grosso
tavolo di metallo dove erano posati diversi pesanti raccoglitori ad anelli.
Cercai il terminal collegato al sistema centrale. Era completamente isolato
dall'esterno, per motivi di sicurezza, ma era in standby, così potei subito
cominciare a lavorarci sopra. Tirai fuori, da una piccolo contenitore che
portavo attaccato alla coscia, un apparecchietto che mi era costato parecchio
al mercato nero... e speravo che almeno li valesse tutti quei soldi! Si
trattava di un decodificatore in grado di forzare i sistemi di sicurezza più
sofisticati e pregai che fosse all'altezza della situazione. Dopo un po'
dovetti trattenermi dall'urlare di gioia, limitandomi invece a dare un bacio
alla piccola scatoletta.
"Timoty... Drake..."
Infilai il dischetto e attesi che il download del file fosse
completo. Avevo previsto bene anche questo... il mio giovane amico aveva avuto
a che fare con le forze dell'ordine più di una volta, ero sicuro di trovare
informazioni sul suo conto.
"Grande Grigio..."
Anche qui, parecchio materiale, che dovetti zippare e trasferire
su un'altro supporto. Proprio quando volevo effettuare qualche altra ricerca
sentii un leggero formicolio alla nuca. Saltai sul soffitto, sperando di
mimetizzarmi nell'oscurità. La porta si aprì e vidi entrare nella stanza una
figura. Avevo rimesso in standby il terminal appena in tempo, perciò pensai di
essere al sicuro. Quello, invece, si avvicinò alla tastiera e le diede una
rapida occhiata e subito dopo gli vidi premere qualcosa sul tavolo. La stanza
fu inondata di luce. Estrasse veloce l'arma e me la puntò contro.
"Con molta calma, scendi da lì! Non tentare scherzi e eviti
una rapida cura di piombo ai polmoni."
Seguii il suo consiglio, evitando movimenti troppo bruschi, alzai
le mani e mi chiesi quanto davvero fosse
determinato ad uccidermi visto che il mio allarme naturale non era
convinto che fosse davvero pericoloso. Azzardai ad abbassare le braccia e
quello mi disse di tirarle di nuovo su.
"Io credo che così starei molto più comodo e che potremmo
parlare meglio."
"Non c'è niente da parlare - disse continuando a puntare
l'arma. - Ti sei introdotto illegalmente nell'archivio del commissariato, il
che di per sé ti mette parecchio nei guai; in più sei un pluriomicida ricercato
e reo di almeno altri 12 reati, vuoi che te li elenchi tutti?"
"Non ce n'è bisogno. Mi chiedo solo se lei ci creda
veramente..:"
"E perché non dovrei?"
"Perché conosce i doogies meglio di me. Sa di cosa sono
capaci... anche di colpirsi tra di loro pur di portare a termine una
missione..."
"Queste sono stronzate!"
"Lo sono quelle che ho sentito sul mio conto."
"Anche ammettendo che tu non sia un assassino... sei pur sempre un vigilantes non autorizzato dal Governo Provvisorio."
"Anche questo è un grave reato. Si lo so, perciò Commissario
Gordon, ora può prendermi e sbattermi in una cella, aspettando che loro vengano
a prendermi... oppure agire secondo coscienza a darmi una possibilità per
spiegare."
"Hai quindici secondi."
"Voglio inchiodare il Grande Grigio."
"Hai metà del tempo e non mi hai convinto."
"Lo vuole anche lei vero? Io posso darle una mano... ho preso
dei files che possono essermi utili per le mie indagini."
"Tempo scaduto. Non mi hai convinto."
"Allora lascerà che loro e l'e.p.D.O.G. controllino la
città?"
Rimase in silenzio.
"Cosa stai insinuando?"
"Ieri sera, ho seguito una ladra di cui sicuramente avrà
sentito parlare: Catwoman. Di lei si parla anche nella graziosa edizione del
Gazette di questa mattina."
"So chi è."
"Con una piccola bugia, l'ho spinta a raggiungere il luogo dove
di solito quelli dell'organizzazione convocano i loro affiliati e sottoposti
per impartire ordini o discutere questioni. Dopo un po' i nostri amici con il
casco si sono fatti vivi. Sulle prime ho pensato che la stessero seguendo da
prima ma poi mi sono chiesto... e se invece fosse stato qualcuno a chiamarli?
Anche la sera precedente era accaduto qualcosa di simile al Red Rocket e poco
prima, la nostra amica, aveva espresso il dubbio che i vertici del Grigio
volessero farla fuori... ed ecco di nuovo in mezzo i cari doogies, venuti lì
appositamente per lei."
"C'è un mandato di cattura che pende su di lei da molto
tempo."
"E scommetto che da pochi giorni vi è stato inoltrato un
sollecito per farlo rispettare dopo... quanti anni sono che è stato
spiccato?"
Era visibilmente indeciso, come se stesse combattendo una guerra
interiore. Alla fine abbassò la beretta glock 18.
"Sei uno che viaggia molto con la fantasia..."
"Anche lei... visto che ha sospettato la stessa cosa quando
le ho fatto presente la stranezza. Capisco perfettamente di non essere un tipo
dall'aria affidabile... però le giuro che voglio solo collaborare con
lei..."
"E perché mai?" Chiese, ancora titubante
"Non mi sbaglio mai sulle persone e lei è uno dei buoni,
Signore..."
"Puoi uscire di qui senza farti vedere?"
"Proprio come sono entrato."
"Conosci il Retswille Palace?"
"Lo posso trovare."
"Ci vedremo lì, sulla terrazza del tetto, alle 00.30. Chiaro?
Non presentarti e giuro che ti darò la caccia finché non ti avrò messo con le
spalle al muro, dovessi rivoltare tutta questa dannata città."
"Sono sempre molto puntuale."
"Una cosa... come mai mi conosci?"
"Mi sono informato su molti pezzi grossi della città..."
"Allora hai preso un granchio... io sono tutt'altro che un
pesce grosso..."
"E lei come ha fatto a capire che ero qua dentro?"
"Toccati la schiena..."
Era un po’ bagnata proprio all'altezza, all'osso sacro.
"Il tubo perde da due settimane e ancora non l'hanno
riparato. Ero venuto a passare lo straccio davanti al terminal, perché qui
dentro ormai ci entriamo solo in pochi e fidati."
Come un cretino realizzai solo ora che c'era una macchia di
umidità proprio dove ero stato in piedi.
"Non si fida dei suoi uomini?"
"Il denaro di questi tempi compra veramente qualsiasi
cosa."
"Anche la dignità di una persona? Il suo onore?"
"Pure la sua anima. Ora fila via e ricorda il nostro
patto."
"Ha la mia parola."
Devo dire che quel Gordon mi piaceva parecchio. Mi riportò alla
mente la figura di George Stacy...
Presi nella tela...
Tim passeggiava nervosamente davanti l'ufficio del preside, avevo
intravisto la sua figura da dietro il vetro smerigliato della porta. Usci
dietro a Jesse Malley, preside della Thomas Wayne, un uomo di 45 anni che
decisamente non amava il suo lavoro. Mi aveva accolto di malagrazia, però la
stampa ha sempre un certo potere e lui forse desiderava non avere la seccatura
di un'eventuale articolo che lo mettesse in cattiva luce, così acconsentì alle
mie richieste senza pormi troppe domande.
"Tim, questo signore è Abel Fitzpatrick, del Gotham Gazette,
è qui per scrivere un pezzo sulla gioventù della nostra città, un pezzo di
costume per l'esattezza. Ha chiesto di parlare con te perché ha preso
informazioni sul tuo livello di preparazione scolastica ed è rimasto
impressionato dai voti che hai, così in contrasto invece con le continue note
disciplinari che prendi. Ora tu parlerai con lui, risponderai educatamente alla
sue domande o... sarò costretto a prenderne altri di provvedimenti, siamo
intesi?"
Senza neanche rivolgermi uno sguardo assentì silenziosamente, con
le mani incrociate dietro la testa e l'aria annoiata. Gli chiesi di seguirmi
nel cortile, dove avremmo potuto chiacchierare con più tranquillità. Mentre
scendevamo le scale, incrociammo un paio di ragazzi.
"Hey Tim! Ma che quello ha pagato Malley per farti il
servizietto?", "Occhio Tim! Mi pare uno che ci vada giù
pesante!" lo canzonarono.
Le loro risate riecheggiarono per il corridoio, interamente
coperto di graffiti e scritte oscene. Prendemmo posto su una vecchia panchina
di pietra, vicino a quella che un tempo era stata una fontana, adesso era un
rudere che portava i segni dei giorni bui della città.
"Senti amico. Non so se tu scrivi o no davvero per il Gazette
e neanche me ne frega un cazzo di saperlo. Però ti consiglio di non rompermi
troppo le palle con le domande."
Mi aveva squadrato dall'alto in basso con disprezzo e, per dare
maggior vigore alle sue parole, sputò da un lato.
"Allora quello che ho letto su di te è vero? Comportamento
antisociale, facile all'ira, complesso di superiorità... sì, bisogna ammettere
che gli psicologi della polizia sono molto accurati e precisi nelle loro
analisi."
"E tu che ne sai?"
"Ho le mie fonti. So anche che hai evitato per ben due volte
il carcere correzionale e che quello che tutti qui chiamate "culo di
gomma" prima alludeva al fatto che può in qualsiasi momento spedirtici,
visto che può revocare la richiesta di responsabilità per la tua condotta
ottenuta dal tuo vecchio preside. Quindi credo che farai poco il galletto
durante la nostra chiacchierata, sai che se finisci lì diventi cibo per quelli
più grandi."
"Ma che cazzo di giornalista sei?"
"Uno che va dritto al sodo."
"Ok, antifona capita. Dimmi che vuoi sapere."
"Casterville."
"Caster chi?"
"Quello con cui dovresti parlare per farti affidare lo
smercio in questa scuola. Se mi ripeti "chi" ti riempio così tanto di
calci in culo che non ti ricorderai più nemmeno il tuo di nome. Due giorni fa
stavi aspettando due suoi uomini vero? Non sono arrivati ed è da allora che non
si sono fatti sentire. Forse ti sarai chiesto come mai...."
"In città tutti lo sanno che è perché c'è un vigilante. Uno
che si veste come Spiderman del periodo ganzo e spacca le teste di quelli
come..."
"Come chi?"
"Ci siamo capiti, man."
"Facciamo che ci siamo capiti. Quello che voglio sapere è
come funziona il discorso."
"Che discorso?"
"Ora non ci siamo di nuovo. Voglio sapere come funziona la
distribuzione, gli appalti, l'approvvigionamento, le riscossioni, la rete
informativa, tutto insomma."
"Mi stai dicendo che dovrei andarmi a sotterrare due metri
sottoterra?"
"Mi sto chiedendo come mai uno intelligente come te debba
mischiarsi con questa merda."
"Sono un delinquente incallito, questo i tuoi informatori non
te lo hanno detto?"
"A me hanno detto che sei solo un ragazzino che si è trovato
a crescere da solo in una città impazzita. Dio solo sa se qui non vi abbiano
dimenticato tutti la fuori, non ci credi finché non ci vieni a vivere. So tutto
della tua famiglia e me ne dispiace molto."
"Ecco, ora comincerai con la predica, con il "non covare
dentro di te tutto questo odio, capisco che nella tua situazione possa essere
comodo cedere alla rabbia ma così facendo ti distruggi Tim! Un ragazzo così
dotato è un vero spreco, puoi fare molto nella tua vita se ti applichi e righi
dritto, puoi realizzare ogni sogno!".. e stronzate simili. Beh lascia che
ti dica quello che ne penso io amico: cazzate! Solo un cumulo di merda buono
per qualche fesso che vuole illudersi! Non funziona così. Hai detto bene, qui
ci hanno abbandonati tutti. Persino gli abitanti di questo posto infame lo
hanno fatto. Quando sono venuti a mancare i miei gli amati parenti si sono
litigati fino all'ultima briciola del loro patrimonio e a me mi hanno
sballottato da un istituto all'altro, i cari servizi sociali. Sono dovuto
crescere da solo, hai detto bene anche lì. Ti assicuro che non è piacevole,
specie quando ti devi abbassare ad annusare la merda altrui per sopravvivere.
Ma a te che cazzo frega, tanto quello che vuoi lo ottieni vero? Se non ti dico
quello che vuoi sapere, dirai a Malley di torchiarmi per bene. Non farmi la
morale perciò. Risparmiamela, ti prego! Ti prego di risparmiarmi."
"Hai concluso?"
Il labbro superiore gli tremava per la rabbia.
"Nessuna predica. Cova quello che ti pare dentro di te. Sei
incazzato con tutto questo mondo? Fai bene! Al posto tuo avrei già fatto
esplodere questo posto. Vuoi distruggerti, prenderti a cazzotti fino a svenire,
affondarti di più nella merda per non sentire dolore? E' una tua scelta,
liberissimo di farla. Però amico, tu stai tirando in mezzo anche altri. Parlo
dei tuoi amici se non ci fossi arrivato. So che nell'affare dovevano entrare,
come si chiama? Barry Kessel... e Leona Bloomingale. Il primo non mi sembra un
tipo molto sveglio, mi chiedo quanto durerebbe a contatto con quella gente con
cui sei ansioso di mischiarti. La seconda... beh, non mi sembra un business
adatto a lei. Sai che ti dico, Tim Drake? Sei una grossa delusione per me.
Speravo di parlare con uno con più cervello ed invece mi trovo a discutere con
un bamboccio che non è neanche capace di sfogare la sua frustrazione come si
deve."
"Lurido figlio di puttana!"
Le lacrime uscirono fuori dai suoi occhi e un pugno volò verso la
mia faccia. Non cercai neanche di evitarlo, spostai leggermente la testa per
assecondare il colpo e non fargli fratturare le nocche. Strinse la mano al
petto perché comunque si era fatto un po’ male e si lamentò rabbiosamente.
"Hai visto? E' come ti dicevo io: non sei adatto a fare la
vita del delinquente. Parlo di quella seria. Qualche furtarello e un paio di
insulti gridati a degli sbirri non bastano. Tim, voglio aiutare questa città,
credimi, e penso sia importante farle prendere coscienza di cosa sta
succedendo."
"Dici che nessuno se ne è accorto?"
"Dico che tutti lo sanno ma fanno disperatamente finta del
contrario. Sono atterriti da quello che succede lungo le strade, giorno dopo
giorno, la violenza che continua a dilagare, come un fiume in piena che
minaccia di travolgere tutto e tutti. Vogliono poter guardare a voi e pensare
che siete il loro futuro migliore, non hanno voglia di perdere anche questa
speranza. Chiudono gli occhi e si voltano dall'altra parte per non vedere che
quelle strade ormai arrivano dentro le scuole di questa città. Le armi qui
circolano come se fossimo ad un poligono, i pestaggi e le risse sono all'ordine
del giorno, per i corridoi la gente prende spinelli o si fa con acidi. Dopo
l'orario delle lezioni ci si prostituisce qui a due passi, non è vero?"
Avevo toccato apposta quell'argomento. Sapevo che la sua amica,
quella a cui teneva molto, Lea, lo aveva fatto alcune volte per portare qualche
soldo a casa.
"Credi che se gli urli in faccia la verità loro cambieranno?
Si interesseranno a noi? Faranno qualcosa? E cosa? Lo sapevi o no che questa un
tempo era una scuola prestigiosa? Venire qui era considerato un onore... ed
adesso, invece, è un campo rieducazionale senza le sbarre. Ne apriranno di
altri? Forse più puliti ed organizzati ma sempre come questo, sotto
sotto."
"Penso che la gente non cambierà con il mio articolo ma penso
che sarà stato comunque un tentativo. Qualcuno deve cominciare a fare qualcosa,
in qualsiasi direzione, in
qualsiasi modo... ho visto che scuola è questa. So che persino gli insegnanti
non vogliono venire qui. Spesso, troppo spesso, voi non potete neanche fare
lezione, e semplicemente vi tengono chiusi nelle aule, come se fossero gabbie
di uno zoo, sperando solo che rompendole non facciate eccessivamente rumore.
Pensi che portare altra merda qui cambierà qualcosa? Pensi che una volta fatta esplodere la scuola con tutta quella che gli vuoi
infilare dentro le cose miglioreranno? Io dico che sarà solo peggio."
"E allora? Cosa vuoi da me? Che salvi io questo posto facendo
lo spifferone?"
"Intanto voglio che tu non cada nella merda."
"Scusa, ma che cazzo te ne viene a te?"
Mi tolsi gli occhiali da sole e lo fissai per un po'.
"Diciamo che nella merda amico, ci sono stato e ti assicuro
che il tanfo, ammesso e concesso che ne riesci a venire fuori, non ti si toglie
mai di dosso, ovunque tu vada, qualsiasi cosa tu faccia per riscattarti."
Sorrise tristemente e cominciò a fissare il vuoto davanti a se. Ci
stava pensando e già questo andava bene.
"Dark Spider sì che è uno giusto amico. Sta davvero facendo
qualcosa per questa città."
Rimasi sorpreso da quella affermazione.
"Agisce da un po' pochino per dirlo, non credi?"
azzardai.
"Spaccare le teste di qualche doogie e degli scagnozzi di
Casterville, sempre che sia stato lui, è già un ottimo inizio. Magari ci
saranno sempre più persone che lo imiteranno."
"E questo dove porterà?"
"Mi verrai mica a dire che la violenza è inutile e che non
serve?"
Stavolta a sospirare fui io.
"La violenza sicuramente non serve a niente se non sai che
fare dopo averla messa in atto. Dark Spider non può curare i mali di questo
posto a cazzotti più di quanto io non possa fare a colpi di penna sul giornale.
Possiamo però fare un tentativo, soprattutto nella speranza che intanto
qualcuno pensi a come ricostruire la città. Senti... ti piacerebbe parlare con
lui..."
"Tu lo conosci?" chiese scettico e diffidente.
"Diciamo che l'ho incontrato ed ho un accordo con lui. Posso
provare a chiedergli se può fare quattro chiacchiere con te."
Aspettai prima di fare la mia comparsa davanti al ragazzo. Lo
avevo portato lì nei panni di Abel, accompagnandolo dalla casa alloggio dove
dormiva. Rimasi fermo sulla parete a osservarlo. Si guardava intorno, forse
sospettando che gli avessi teso qualche tranello, e direi che era visibilmente
nervoso. Solo quando la tensione arrivò al culmine mi palesai davanti a lui,
sgusciando fuori dalle ombre dove mi ero nascosto. Devo dire che con il gusto
che avevo, avrei potuto fare il regista teatrale.
"Tu sei quello che voleva incontrarmi?"
Usai il vecchio trucco di abbassare leggermente la voce, dandole
più profondità con l'uso del diaframma, come facevo quando volevo impressionare
qualcuno o non far riconoscere quella che usavo tutti i giorni. Parlai lento,
scandendo bene le parole, volevo impressionarlo e a giudicare da come guardava
in su verso di me direi che ci ero
ampiamente riuscito.
"Io... Fitzpatrick, quello del Gazette..."
"So chi è, però ancora non so quello che tu vuoi da me."
"Solo... conoscerti e dirti... wow, sei davvero uno tosto
amico."
"Davvero?"
"Si, non è da tutti sistemare i doogies in quel modo per ben
due volte, so anche del tuo numero al Red Rocket."
"Ecco. Hai toccato un argomento che mi interessa molto.
Voglio notizie precise su Casterville e i suoi amici."
"Certo, certo. A te le do volentieri... ma... toglimi una
curiosità... tu... non è che vuoi sostituirli?"
"Pensi che sia qui per dare la scalata ai vertici della
mala?"
"Beh, hai i numeri per riuscirci! Io so fiutare un cavallo di
razza."
Nonostante fosse
drammatico, mi venne da ridere nel vedere quanto fosse portato a pensare al
peggio il piccoletto, per via dell'ingenuità e della sincerità di quella sua
affermazione.
"Ti darò un dispiacere. L'unica cosa che voglio dare al
Grande Grigio è una sonora dose di legnate... e potresti usufruire anche tu di
questa mia donazione se non cominci a parlare."
"Accidenti! Lo sapevo che eri uno tosto! Tu puoi riuscirci...
puoi davvero arrivare a prendere a calci nel culo il Batman..."
Ancora non gli avevo rivolto domande specifiche e già mi era stato
detto qualcosa di interessante.
"Il tuo Batman sembra che lo temano tutti in città. Molti si
fanno problemi anche a pronunciarne il nome... tu invece..."
"Io non ho più paura! Sono sicuro che sei più forte tu."
"E' bello e commovente vedere tanta fiducia nei propri
confronti, tra un po' prenderò un fazzoletto e mi metterò a piangere. Strano
che una persona di cui si ha tanta paura si nasconda e non compaia mai."
"Si serve del suo trio: L'Intermediario, Right Arm e Black
Shield. Quest'ultimo l'ho sentito nominare da poco. Di solito fanno loro il
lavoro sporco. Right Arm neanche lo hanno mai visto perché chi lo incontra
muore; Intermediario tratta con tutti i capi zona e i rappresentanti dei
responsabili dei vari settori del malaffare qui a Gotham. E' un tizio molto
elegante, veste firmato da capo a piedi, so che parla come un laureato ad
Harvard e indossa sempre una maschera... una di quelle tipo teatro... sai,
divisa in due, con metà parte che ride, bianca, e l'altra che piange, rossa.
Gira sempre con una scorta di sei tipi, che sembrano disarmati ma che devono
essere dei veri duri. Non sono di qui perché nessuno li ha mai visti in giro.
In presenza dell'Intermediario si va senza pezzo e chi ci prova a fare il
furbo...- fece un'eloquente gesto passandosi il dito lungo la gola. - Black
Shield dicono sia uno di quei Paraumani, tipo te... qualcuno dice che voli
persino. Il Batman se ne sta ovunque e in nessun posto, si dice che abbia
orecchie ed occhi praticamente ovunque, alcuni sono stati portati al suo
cospetto ma non so se siano mai tornati."
"E i doogies?"
"Cosa vuoi dire?"
"Niente."
Il ragazzo non capiva davvero quello che gli avevo chiesto. Nei
successivi quindici minuti appresi come funzionava il sistema della vendita di
droga ed armi nelle scuole. Nella T.W. c'era già chi si occupava
dell'artiglieria. Si trattava di un gang giovanile capeggiata da un certo Moze,
alias Rick Nigel. A tempo debito
mi sarei occupato anche di loro. La gang di Tim, i Depeest of Red, invece
puntavano ad avere il controllo della roba, per guadagnare prestigio e non
dover più subire le continue prepotenze dei loro rivali... e sopratutto per
evitare che Lea dovesse continuare ad andare con quelli per far si che i suoi
amici non venissero pestati a sangue. Capii che quello che voleva fare il
ragazzo era stato dettato dalla disperazione e sentii il bisogno di aiutarlo.
Ma dovevo prima di tutto colpire il cuore di quel mostro gigantesco che stava
distruggendo Gotham... altrimenti la mia sarebbe stata un'inutile ed eterna
fatica di Sisifo... ne ero certo. E poi, avevo la netta sensazione che fosse
quella la cosa giusta da fare. Scesi a terra e atterrai davanti a lui,
guardandolo dall'alto in basso. Notai che la mia figura gli faceva un notevole
effetto.
"Sei.."
"Sono?"
"Oddio, si devono cagare sotto di brutto i criminali con
te?"
"Non quanto dovrebbero."
"E' per questo che hai adottato questo costume?"
"Anche."
Riflettei sulle implicazioni psicologiche che comportava indossare
questo costume e quanto effettivamente la mia visione dovesse essere di per sé
un buon deterrente per far desistere i male intenzionati dai loro propositi.
"Ora devo andare Tim. Ma prima voglio dirti grazie. Non hai
idea di quanto tu mi abbia aiutato."
"Per me è stato un onore solo..."
"Non dirò niente a nessuno delle nostra piccola
collaborazione. Comunque, Abel mi ha detto che stai imboccando una cattiva
strada... stasera ho visto che te ne sei cominciato ad allontanare. Evita di
tornarci, o sarò costretto a includerti nella lista di quelli che devo
sistemare..."
Gli detti un colpetto sulla testa, pianissimo, con fare
affettuoso. Lui sorrise e strizzò l'occhio.
Mi ci volle pochissimo per cambiarmi e tornare da lui.
"Allora? Soddisfatto dell'incontro?"
Annuì con vigore e mi disse che ora voleva tornare a casa. Era
bello vederlo comportarsi da ragazzino, come avrebbe dovuto. Fino a poco fa era
preso in una tela nella quale si stava invischiando sempre più, con suo grande
pericolo. Ora per fortuna ne stava uscendo fuori ma temevo potesse presto
ricaderci. Mi ripromisi che lo avrei aiutato, mi fosse costata la vita. Quando
istintivamente girai un po’ la testa,
colsi con la coda dell'occhio dei lineamenti
familiari che mi scrutavano dal buio del vicolo.
"Aiuterò
anche te piccolo. - pensai - Dovessi dare la mia vita per riuscirci."
Fine
terza parte.
Per
commenti e/o suggerimenti, scrivete a Spider_man2332@yahoo.com
oppure
Loky_Lolth@hotmail.com
P.S.:
Su Marvelit, nella sezione della Ragno family, potrete seguire anche le
avventure del Ragno Rosso, clone di Peter ma tutt'altro che una mera copia, e
di Spiderette, riluttante eroina... aracnofobica! Gli autori di queste due
testate sono rispettivamente Mr. Kayak e Xel per R.R. e Frank Webley per
Spiderette. Leggete anche Webspinners... un'occhiata a 360g al mondo legato
all'aracnide umano più conosciuto del pianeta.
E
da oggi, una nuova entrata nel mondo della tela. Ragno Nero. La
virtuatestata dedicata all'ex letale Kaine.
Uno
speciale ringraziamento a Sybil, senza il cui aiuto questo racconto non avrebbe
mai preso forma… thx di cuore amica mia carissima! Un grazie anche ad Adeletta,
altra preziosissima collaboratroce!